di Hermes

Tra  miliardi di pagine scritte e stampate dall’uomo, le certezze vacillano anzi rafforzeremo il concetto, certezze non ve ne sono, accontentiamoci di qualche frammento di verità gettato qui e lì consolandoci con meravigliose espressioni d’arte partorite dopo lunghi travagli o manifestatesi con sfuggevoli fiammate arrivate nel cuore della notte in quella che qualcuno identifica come la “signora dalle ore scure” sua maestà Intuizione, abbiamo dato cosi tante sfumature all’amore da rendergli grazia e sfregiarlo cosi come solo l’uomo sa fare, nel giro di pochi minuti.

A lungo una domanda  ha cercato risposte, quando le domande le conosciamo ,ma son le risposte che mancano, certo è che, se ci rapportiamo a visioni alte, iper-uraniche non confrontandoci nel contempo a quali siano le reali dimensioni del mito, diviene semplicemente improbabile scoprire od accorgersi neanche del caffè che intanto sta uscendo dalla moca distrattamente lasciata sul fuoco e questo non è un invito a rimanere con i piedi per terra, ma semplicemente a quello di guardarci allo specchio perché il mito è li al cospetto e sarà lavoro dell’uomo nella sua singolarità riconoscersi ed evolversi rispetto ai riferimenti che maturando matureranno.

Accetti lo specchio?  da un punto di vista di localizzazione spirituale l’uomo sarebbe il riflesso, del riflesso, del riflesso esposto ad una n-esima potenza di un pre-padre incomprensibile… non spingiamoci oltre, la consapevolezza arriva la dove si arriva a comprendere qual è il vero lavoro da compiere e la sua dimensione nello spazio, il resto (ammesso che si riesca) è conseguenza del lavoro.  Il nostro lavoro sarà solo quello di lucidare gli specchi per permettere ai riflessi diciamo di essere più limpidi ogni speculazione qui appare vana, inconsistente, inutile, qui si opera. la sottile linea del “cosiddetto” male si manifesta con mirabile esperienza proprio perché è manifestazione prima di questo mondo. consideriamo il mito di Sofia e le sue implicazioni.

Sofia la Sapienza, la femmina Sofia.  La sua aspirazione cresce in funzione della distanza, in ultima posizione dimentica del suo posto, vuol comprendere l’infinito e, nella sua passione e nel suo amore si slancia verso il pre-padre incomprensibile, per dissolversi nell’infinità dell’abisso primordiale; se non fosse intervenuto il limite-croce. Lui “la trattiene e la consolida” il ritorno a sé stessa è devastante, ormai ha annusato un posto che non era il suo, arrestata dal limite  la sua intenzione, la sua tendenza, una parte di lei-resta e viene espulsa dal Pleroma.

V’è uno sdoppiamento, un riflesso… Enthimesis, il riflesso diviene realtà autonoma, sostanza pronta a diventare un’entità personale… Sofia la sua prevaricazione, ed il mondo, il nostro mondo venuto fuori, non poteva che essere al di sotto delle sue aspettative, un errore… la tendenza d’un disordine ha una forma, ma non coglie la sostanza. “Sofia non aveva afferrato nulla”.

Sofia conosce il suo posto,  ma il suo desiderio è al di sopra della natura…