In occasione della Giornata della Memoria, su iniziativa di Officine Culturali, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, presso l’auditorium “Giancarlo De Carlo” del Monastero dei Benedettini è andato in scena il racconto teatrale della vita di Azeglio Bemporad, direttore del regio osservatorio di Catania che ebbe sede proprio al Monastero dei Benedettini, dal 1890 alla seconda metà degli anni ’60.
Azeglio Bemporad, matematico e astronomo, docente di astrofisica e geodesia, ebreo e fascista. Esattamente, nessun errore: ebreo e fascista. Perché quando fai il lavoro più bello del mondo, quando il tuo mestiere è contare le stesse e tu sei il direttore dell’istituto e la tua mappa delle stelle è attesa in Europa dai più grandi luminari dell’epoca, allora dev’essere difficile, molto difficile rinunciare a tutto questo per un’identità in fondo nemmeno voluta, che ci si trova eventualmente per misteriose circostanze ereditarie alla nascita. Ecco dunque la soluzione persino ovvia nella sua banalità: aderire al fascismo, essere zelante quanto e più degli altri. Un limite facile da giudicare con frettolosa superficialità. Un limite che ci riporta a quella stessa espressione di assenso che pure fu di un grande intelletto come Pirandello e che, riletta come espressione storica dell’adattamento borghese al fascismo, se non può giustificare, però ci aiuta a comprendere l’errore di menti pur eccelse. Come quella di Azeglio Bemporad, ebreo e fascista. Il lavoro sulle fonti e la ricerca tradotta in scrittura da Pamela Toscano appaiono sinceri in ogni istante della narrazione quando, di stupore in stupore, la passione dell’astronomo condivisa dalla moglie Anita, così densa di lunare poesia, diviene sempre più astrazione da una realtà in cui la pesante materialità e il cinismo della deriva fascista conducono ai peggiori esiti che, purtroppo, vanno ben oltre la temuta destituzione dalla carica. L’allestimento sobriamente narrativo di Carlo Ferreri agevola la comprensione degli eventi, la loro scansione. L’insieme realizza uno sguardo di grande sensibilità su una figura sulla quale insisteva una coltre di oblio e che questa operazione rimuove, restituendo scintille di luce alla nostra consapevolezza. La scellerata alleanza dell’Italia fascista con la Germania nazista produsse una concezione del mondo tanto stupida e angusta quanto cattiva e nociva, ma che nessuno avrebbe mai pensato poter degenerare al punto di produrre gli orrori che ha causato. La tragedia di dissoluzione professionale, familiare e individuale cui fu sottoposto Azeglio Bemporad contiene insegnamenti indelebili. Tra questi, dopo la liberazione dal fascismo, la memorabile risposta data al Rettore del nostro Ateneo rispetto alla sua reintegrazione nel ruolo di docente, offrendo una disponibilità limitata all’insegnamento della ritmica dei Salmi di David e qualche seminario sulla rifrazione della luce. Il che rende la figura di Azeglio Bemporad indimenticabile, e fa di questa opera di scrittura e racconto teatrale un atto necessario cui auguriamo di ripetersi ciclicamente, nel tempo. [Da.Cri.]
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